DISTR(A)UZIONE

La distrazione è subdola e crediamo di saperla governare. Non facciamo altro che cadere nel solito bicchiere d’acqua, che ormai è evaporata. Siamo contusi e al contempo confusi. Quando ci rialzeremo, saranno già scappati tutti. Con le ginocchia sbucciate e il viso graffiato dalle lacrime più dure, infileremo le mani in tasca e ciò che troveremo sarà sabbia, grigia sabbia del tempo, di una clessidra che avremo già sbadatamente disintegrato in moltitudini. E sarà l’anarchia temporale. Ci rimarrà da distruggere quel solito bicchiere di vetro, quello vuoto nel quale è rimasto solo l’alone del calcare dell’acqua. Quello in cui continuiamo a cadere. Si romperà e sarà l’anarchia spaziale.
Di quel bicchiere non resterà che un solo frammento: il nostro talismano. Lo terremo fin quando non avremo trovato fra i rovi annodati dei nostri pensieri i segni luminosi della nostra concentrazione. E allora sarà vittoria. Non ci saranno clessidre, né bicchieri a spaventarci. E allora sarà vittoria. E allora saremo liberi.

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